Tab Article
Cronista sportivo, paroliere, sceneggiatore, Beppe Viola se n'è andato a 43 anni in una domenica di ottobre del 1982, appena dopo un Inter-Napoli che aveva commentato per "Novantesimo Minuto". Nei racconti, nelle lettere, nei pensieri improvvisi e spiazzanti che ci ha lasciato c'è tutta la lucidità di un giornalista inimitabile (spesso maldestramente imitato) e l'umorismo provocatorio di un uomo dalla incontenibile vitalità. Con la sua prosa asciutta, scandita da punti e due punti, ci ha raccontato il calcio, l'ippica, il pugilato, l'automobilismo senza mai prendersi troppo sul serio, ma restando sempre fedele a una passione che lo ha accompagnato fino agli ultimi istanti della sua esistenza. Beppe Viola è stato anche un acuto osservatore della realtà. Con la sua ironia sottile e malinconica ci ha raccontato la sua Milano, quella di "Romanzo popolare" di Mario Monicelli. Una città di nebbie e osterie abitata da personaggi che, con le loro piccole e grandi miserie, gli hanno dato lo spunto per sorridere dei nostri difetti senza mai cadere nella facile trappola del luogo comune. A quasi quarant'anni dalla prematura scomparsa, il libro più sincero, caustico, irriverente, commovente di un maestro dell'umorismo e del giornalismo italiano. Prefazione di Marina Viola.